Franz Kafka scrive del lago di Garda nel suo Diario il 1 luglio 1913:
«Desiderio di inconscia solitudine, trovarmi solo di fronte a me».
Lo scrittore era già stato in vacanza sul Lago di Garda qualche anno prima (nel 1909), ospite dei Bagni della Madonnina, uno stabilimento balneare sulla sponda occidentale. Nel 1913 vi era ritornato, come ospite del Sanatorio Von Hartungen, specializzato nella cura idroterapica di malattie nervose, circolatorie e del cuore.
E sulle sponde del lago aveva trovato un gran sollievo, nella tranquillità, nell’aria salubre e nella bellezza dei paesaggi. Inoltre, proprio a Riva del Garda si era innamorato di una bella svizzera, G.W.
«Sarebbe potuto accadere anche a Praga? – si domanda il critico letterario Albino Tonelli – o non c’è entrato l’incantesimo dei luoghi, la serena dolcezza del lago, la bellezza romantica del paesaggio di Riva?».
Nella stessa casa di cura era stato ospite, qualche tempo prima, anche Thomas Mann. Accanto alla dimensione arcadica, verso la fine del secolo scorso, il lago acquista dunque un altro significato, legato alle particolarità del clima e alla geografia dei luoghi.
«Qui è bello e mi ristabilisco sensibilmente – scrive Mann in una lettera dell’ottobre del 1902 a Kurt Martens –. Al mattino remo per diverse ore sul lago, e, particolarmente all’inizio, ero sempre molto affascinato. C’è qualcosa di straordinariamente commovente quando, dopo un lungo periodo di inquietudine, per la prima volta, di nuovo, si scivola qua, in questa quiete assolata, dolcemente sussurrante e sciabordante, racchiusa da monti severi».
Proprio al Sanatorio, sulle rive del Garda, Mann scrisse parte di uno dei suoi capolavori, Tonio Kröger, andando contro le prescrizioni di riposo assoluto.